La scelta di portare un anziano in una struttura sanitaria assistenziale
Portare un anziano in una casa di riposo non è mai una scelta facile. Spesso è la decisione più difficile una persona si debba trovare ad affrontare.
Il motivo più recondito è che non accettiamo in primis che i nostri genitori, che si sono presi cura di noi per tutto l’arco della nostra vita, possano invecchiare.
La situazione, ovviamente, si fa ancora più complicata quando non è data loro la possibilità di trascorrere questa fase della vita in serenità e salute.
Certo, esistono le eccezioni, ma sono piuttosto rare.
È molto più facile che sopraggiungano malattie e abbiano bisogno di assistenza.
Il senso di responsabilità di un buon figlio, nipote, o familiare in generale, porta ad occuparsi in prima persona di un proprio caro che vive un declino fisico o psichico, mettendo il più delle volte in secondo piano la propria vita.
Ci sono persone che abbandonano lavoro e affetti pur di occuparsi di un familiare, per non vivere quel senso di colpa che si impossessa del loro animo di fronte alla necessità di avere un supporto per affrontare tutte le fragilità del proprio congiunto.
Ma è davvero giusto che vada così?
Il pensiero ricorrente è: “lui/lei si preso di cura di me quando ne avevo bisogno, ora tocca a me, non posso abbandonarlo/a” oppure “cosa penseranno gli altri di me se prendo questa decisione?”
Allora la prima scelta è quella di optare per l’assistenza domiciliare, sperando che far vivere la vecchiaia a un anziano circondato da un ambiente familiare sia più giusto.
Spesso, però, tutto questo non basta, così che anche gli specialisti consigliano una casa di riposo o una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA).
E quando il ricovero di un anziano diventa una condizione necessaria, bisogna mettere da parte ogni timore ed accettare di avere un valido supporto esterno.
Anche perché questa scelta non preclude la possibilità di continuare a dimostrare tutto l’amore e la devozione per i propri cari.
La strada più difficile, spesso è quella giusta
Sono davvero tanti i sentimenti che entrano in gioco in questa decisione, ma la cosa più importante da tenere a mente è che il trasferimento di un anziano in una residenza sanitaria assistenziale è l’unica soluzione per garantire le cure necessarie e una vera e propria “dignità” alla persona che vi entra.
Nelle RSA, come anche nelle case di riposo, lavorano equipe multidisciplinari preparate per fornire assistenza a 360 gradi, in grado di alleggerire i familiari da molte preoccupazioni.
Negli ultimi anni poi, il concetto di strutture per anziani non autosufficienti si è evoluto, così come si sono modernizzati i servizi stessi di assistenza, cura, igiene, pulizia, organizzazione e ambienti.
Oggi viene dato molto più rilievo alla persona curata, che assume un ruolo di importanza centrale, con progetti di assistenza individuale mirata alle singole esigenze.
E, cosa di non secondaria importanza, negli ultimi anni si sono moltiplicati i controlli sui requisiti assistenziali e organizzativi richiesti, per garantire standard sempre più elevati agli ospiti delle RSA e ai loro familiari.
Senza dimenticare le attività di terapie occupazionali o di animazione che le strutture offrono: la ricerca scientifica ne dimostra, infatti, un impatto significativo sulla salute e sul benessere dell’ospite.
La partecipazione a momenti di condivisione e socializzazione aiuta a diminuire il senso di isolamento e incide sul senso di soddisfazione e di fiducia dell’assistito.
In conclusione, le residenze per anziani possono fornire un valido supporto nell’accudimento di un anziano, tanto a livello sanitario quanto umano.
Non si tratta di abbandonare gli anziani al proprio destino, anzi, è anche questo un modo per ricambiare l’amore che i nostri cari ci hanno dato per una vita intera, ovvero garantire loro tutto il benessere e le attenzioni delle quali hanno bisogno.